Il paradosso di Marshall Rosenberg

La prima considerazione nata dalle giornate di formazione che abbiamo tenuto sul tema delle relazioni multi-professionali, che potremmo chiamare “Il paradosso di Rosenberg”, è relativa alle idee di Marshall Rosenberg sulla comunicazione non-violenta e alla loro applicabilità in un contesto di persone che operano nell’ambito della sanità. Come spesso ci accade, forti dell’entusiasmo di aver “scoperto” qualcosa che potrebbe essere utile raccontare ad altri, ci siamo lasciati trascinare dalla metafora (perché in sostanza andrebbe presa come tale!) del “linguaggio giraffa” e del “linguaggio sciacallo”. Così, dopo aver sperimentato per un mesetto buono alcune idee chiave dell’approccio di Rosenberg, ci siamo armati di pupazzi e abbiamo provato a raccontare a due gruppi diversi di operatori come la giraffa comunicasse in modo non-violento (cioè chiedendo le cose e non imponendole, osservando e non criticando, rispettando e non prevaricando) e lo sciacallo invece avesse un tipo di comunicazione violenta (una comunicazione cioè che impone, comanda, critica e giudica). E fin qui tutto bene: tutti d’accordo sul fatto che sarebbe bello avere un mondo di giraffe, anche se purtroppo siamo educati ad essere sciacalli. Quando però siamo arrivati alla parte operativa della questione, e cioè al come cercare di trasformare affermazioni e richieste in “sciacallese” in perfette domande e osservazioni in “giraffese”, qualcosa si è rotto. Mormorii e sedie improvvisamente scomode, obiezioni legittime e la stanchezza che improvvisamente si fa sentire… Indici che nel tempo abbiamo imparato a riconoscere come segnali che qualcosa sta andando storto nel processo formativo. E in effetti qualcosa che non tornava c’era eccome! Dalla parte descrittiva eravamo passati a quella prescrittiva, cioè stavamo veicolando il messaggio che le persone avrebbero dovuto fare o non fare determinate cose per andare più d’accordo con gli altri… E sta proprio qui il paradosso: come si può insegnare/suggerire/imporre una serie di comportamenti “giusti” a qualcuno pretendendo di farlo in una modalità giraffa e non sciacallo? Stavamo predicando una cosa utilizzando una modalità comunicativa che andava nella direzione esattamente opposta… Non solo: se il linguaggio “sciacallo” è cattivo, perché giudica e non descrive (la differenza tra “sei come al solito in ritardo” e “sei arrivato trenta minuti dopo l’orario che avevamo stabilito”) che cosa si può dire della teoria di Rosenberg che spacca le comunicazioni tra “buone” e “cattive”? Cioè formula un giudizio a priori creando categorie e poi predica che non si dovrebbero dare giudizi e creare categorie… Allora i limiti sono due: il primo sta nel dire che uno dei due linguaggi è cattivo, sbagliato e l’altro è buono e giusto, il secondo sta nella trasmissione di modalità comportamentali che vengono in qualche modo suggerite (se non fortemente consigliate) dicendo che però suggerire o imporre un comportamento è un atto violento da non fare… Insomma: un bel pasticcio! Come uscirne? La scelta che abbiamo fatto noi è stata quella di condividere queste idee e perplessità proprio mentre stavano nascendo (con il primo gruppo) e di utilizzarle come premessa all’illustrazione delle idee di Rosenberg (con il secondo gruppo). A mente fredda possiamo dire che la forza delle idee di Rosenberg sta nella loro semplicità e nel fatto che, comunque la si voglia prendere, una riflessione e auto-riflessione sulle proprie e altrui modalità comunicative non può che giovare a chiunque. Altro punto di forza è sicuramente quello di poter creare, attraverso la semplice e scherzosa metafora degli animali, un linguaggio comune per intendere determinati comportamenti (aggressivo e tollerante). Il limite più grosso è invece, oltre alla paradossalità sopra evidenziata, quello di sacrificare la complessità delle interazioni umane riducendole a semplici scambi di battute da correggere e riformulare. In chiusura va però anche detto che, avendo dato la possibilità di ululare ai partecipanti che avvertivano le altrui comunicazioni come impositive e prevaricanti, è stato indubbiamente molto divertente ascoltare i cori sciacalleschi dei partecipanti… E chissà se nei reparti se ne sentono ancora, a distanza di una settimana!